Consigli di lettura: “Giù nella valle” di Paolo Cognetti

Foto di Jerry Zhang su Unsplash


Anche quando scrive romanzi, per me Paolo Cognetti lo fa scrivendo racconti. Fatta eccezione forse per Le otto montagne, che è un romanzo-romanzo, nei suoi libri le storie hanno sempre una nitidezza accecante e misteriosa, simile a quella delle montagne che descrive così bene e dei racconti dei suoi maestri americani. Seguo il suo lavoro da anni, con fiducia, come in una passeggiata durante cui non sento aver bisogno di chiedere quale sia la destinazione. Che si tratti delle cime valdostane, delle strade di New York o delle pagine altrui, il suo modo di condividere le storie mi ricorda sempre un passaggio del suo A pesca nelle pozze più profonde, quando scrive:

Il racconto non è solo una narrazione breve, è una narrazione incompleta. Comincia dopo che qualcosa è già accaduto, finisce quando qualcos’altro deve ancora accadere: lascia fuori un bel pezzo della storia, e certe volte quello che resta fuori è perfino più importante di quello che c’è dentro.

Ebbene, sia in La felicità del lupo e ancora di più in Giù nella valle, le storie che racconta sembrano essere iniziate prima della prima pagina e non finire con l’ultima. Qualcosa sfugge, non si fa tenere nei limiti del romanzo, come se certe storie siano fatte per scappare in più direzioni. Con Sofia si veste sempre di nero, presentato come un romanzo di racconti, questa caratteristica era chiara fin dall’inizio. In Giù nella valle te ne accorgi a poco a poco, mentre ti addentri nel racconto di Luigi, di Alfredo, di Elisabetta, del vecchio Grato, dei cani di montagna e della valle, dei cani che sono forse lupi. Anche questo è un romanzo fatto di storie che si tengono per mano e ti vengono incontro. Storie di fratelli uguali e diversi, come un larice e un abete, di donne che bagnano i rimpianti nell’acqua del fiume e di uomini che li annaffiano con l’alcol.

Scendendo di quota, Cognetti in questo libro passa dalle cime che mirano al cielo, alla valle che punta in basso, dove la bellezza cede il passo all’imperfezione. Tra le sue storie, è forse la più ruvida, quella dove la vita di montagna è descritta ben al di fuori dell’idillio. Ci sono l’alcolismo, i non detti, le incomprensioni, le menzogne, la violenza, la morte. La neve sporca di sangue, le vite che odorano di vita.

Giù nella valle è stato anche il primo libro di Cognetti che ho ascoltato. Il fatto che sia narrato da lui credo che abbia inciso parecchio sulle sensazioni che ho provato. È stato come fermarsi in una trattoria di montagna e lasciarsi incantare per un paio d’ore da un viandante seduto al bancone del bar. Arrivando alla fine della storia, non sai dirti se fosse già finita prima di iniziare o se tra le parole che hai ascoltato ci sia qualcosa ancora da indovinare. Rimani con le tue domande e le tue risposte, con l’odore di bosco nel naso, un saporaccio di birra e whisky nella bocca, il rumore del fiume nelle orecchie e il bagliore delle nuvole bianche e grigie ancora negli occhi.


📍 Giù nella valle è pubblicato in Italia da Einaudi.
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