Scrivere senza guardare indietro

Blocco dello scrittore fa rima con sindrome dell’impostore. Lo so, finiamo nel vicolo cieco della pagina bianca per tante ragioni diverse, ma oggi vorrei riflettere su una in particolare: la paura che si presenta indossando la maschera del perfezionismo e che ci mette i bastoni tra le ruote quando proviamo a scrivere.

Hai una bella idea, ci hai riflettuto su e hai trovato il tempo e l’energia per scriverla, magari costruendo anche una solida routine di scrittura. Ci siamo, si comincia. All’inizio va pure bene, riesci a riempire diverse pagine, ti godi la splendida sensazione che provi quando la storia scorre liscia attraverso le tue dita. Poi, mentre apri il file, ti cade l’occhio su un refuso e lo correggi. Già che ci sei, rileggi il paragrafo e sistemi quella parola che, a rivederla, non ti convince granché. A questo punto aggiusti tutta la frase e rileggi la pagina, ma ha più senso ripartire dall’incipit, quindi torni all’inizio del file e, oddio, ora che ci pensi l’incipit non è proprio fulminante. Così impieghi il tempo rimanente della tua sessione di scrittura a trovarne uno migliore, senza riuscirci.

Finisce che tutto ciò che hai scritto smette di convincerti, forse converrebbe riscriverlo da capo. Ti dici che le prime pagine sono le più importanti, fanno capire a chi legge se valga o meno la pena andare avanti. Devono essere perfette, devi riscriverle finché non saranno scintillanti. Solo che il giorno dopo è un giorno no e ti convinci presto che non sarai in grado di scrivere come vorresti. Le pagine che hai scritto ti sembrano da buttare, ti scoraggi e pensi che andando avanti così non riuscirai mai a finire. Dentro di te, prende consistenza l’idea che forse è meglio così, perché vuol dire che non sei capace, o che la storia non è quella giusta, quindi al massimo puoi riprovare con un’altra storia, ma non adesso perché oggi lasciamo stare che è meglio.

Se questa spirale ti sembra familiare, sei in buona compagnia. Come ho scritto all’inizio, dietro al fatidico blocco si nasconde spesso la paura di non essere all’altezza, quella che ci dice: se fossi davvero capace a scrivere bene, non ti bloccheresti, quindi o scrivi meglio o è meglio se non scrivi. Che se ci pensi è illogico, perché se non scrivi non potrai mai migliorare, ma quando si tratta di parlare la lingua dell’irrazionalità le nostre paure sfoderano una padronanza livello C1.

Qui, però, non si tratta di risolvere tutto con un laconico “la perfezione non esiste”. No, bisogna proprio abbracciare e stringere forte la consapevolezza che la tua prima stesura farà schifo, anzi che dovrà fare schifo, perché sarà quella che ti permetterà di tirare fuori la storia e di mettere in piedi la tua sgangheratissima casa sull’albero. Solo una volta che l’avrai costruita, infatti, potrai guardarla, salirci sopra, sentire dove scricchiola, capire se starà per crollare o se invece resisterà e sarà pronta a essere rinforzata. Fuori metafora, dobbiamo forzarci ad andare avanti, a scrivere senza guardare indietro. Scrivere è una cosa, correggere è un’altra. Sono due attività diverse, che non vanno sovrapposte. Quando avrai scritto, potrai rileggere e correggere. Farlo prima non ha senso ed è controproducente.

Hai presente il mito di Orfeo e Euridice? Ecco, noi non dobbiamo fare come Orfeo, non dobbiamo mai girarci, anche perché sappiamo come è andata a finire per lui. Quando scriviamo, il nostro obiettivo è terminare la prima stesura senza preoccuparci della qualità, proprio perché daremo per scontato che di qualità ce ne sarà poca. Questo non significa andare a briglia sciolta e riempire pagine su pagine di insensati flussi di coscienza solo per poter dire di aver concluso. Dedicarsi a una storia attraverso l’impegno quotidiano implica che questa storia sia stata pensata e strutturata, e che i suoi personaggi siano stati quanto meno definiti. In questo senso la rigidità è varia e soggettiva, perché c’è chi scrive avendo stabilito già tutto e chi invece si concede un margine di sorpresa, affidandosi agli imprevisti che la storia e i personaggi sapranno indicare.

Qualunque sia il tuo modo di affrontare la scrittura della tua storia, la cosa più importante è una e una soltanto: finire la prima stesura. Se non hai una prima stesura, non hai niente da perfezionare. Se temi di perdere la bussola o magari di scrivere troppo (che è la paura opposta a quella del blocco dello scrittore, ma che alla fine tanto diversa non è), ricordati che a tagliare farai sempre in tempo. L’unica storia che non puoi migliorare è quella che non hai ancora scritto, perciò intanto scrivila, poi penserai al resto.

Torna in alto